Allevamenti in Italia


ITALIA-(ALPI)
-ALLEVAMENTO DI PECORE SAMBUCANE

Valle Stura. La Valle Stura rappresenta da sempre un collegamento strategico tra Italia e Francia e, storicamente, è stata una delle antiche Vie del Sale. Per molto tempo, l’agricoltura ha svolto un ruolo fondamentale nell’economia locale. I prati e i pascoli estensivi tipici di queste aree periferiche erano una fonte di alimentazione tradizionale per sistemi di allevamento a bassa intensità. L’allevamento ovino è, da sempre, una delle attività rurali più importanti della valle.

La Valle e la sua razza ovina. La razza ovina autoctona della Valle Stura di Demonte è la Sambucana, nota localmente come “Demontina”. Il suo nome ha origine da Sambuco, un piccolo paese ubicato nella parte superiore della valle. La sua origine è ancora incerta, ma è noto che la pecora Sambucana è stata introdotta nel territorio nel XVIII secolo. Centinaia di anni di allevamento della razza su pascoli poveri, rocciosi e marginali con condizioni climatiche rigide ha contribuito al suo adattamento a situazioni sfavorevoli. Oggi i pastori apprezzano la Sambucana soprattutto per le sue caratteristiche di rusticità, agilità e robustezza. Dalla primavera al tardo autunno, i greggi sono allevati sugli alpeggi (a 1500-2500 metri di altitudine) senza ripari per la notte o per le frequenti nevicate fuori stagione. La pecora Sambucana è in grado di arrampicarsi su pendii scoscesi, usando sentieri scavati nella roccia, e di raggiungere i pascoli più alti. Durante l’inverno le pecore sono portate in stalla e alimentate esclusivamente con fieno locale.

 


Il programma di conservazione della pecora Sambucana.
Dal 1985, l’amministrazione montana locale ha avviato un progetto di salvaguardia della razza coinvolgendo l’intera valle, soprattutto i pastori anziani, testimoni delle caratteristiche originali degli esemplari di razza pura. La scoperta di alcuni greggi in cui le femmine di Sambucana non sono mai state incrociate con i montoni di Biellese ha dato alla Comunità Montana la possibilità di attuare il programma di salvaguardia. Si stima che nella valle siano sopravvissuti solo cento esemplari di razza pura Sambucana su una popolazione totale di 5000 pecore. Le autorità locali e gli allevatori di Sambucana hanno fondato il Consorzio Escaroun, termine che in lingua occitana indica un piccolo gruppo di pecore che abbandonano il gregge per trovare i pascoli più alti e ricchi. Supportato da un finanziamento europeo specifico, nel 1988 il consorzio ha avviato un programma di selezione genetica e ha fondato un centro per testare la produttività dei montoni, con l’obiettivo primario di recuperare il patrimonio genetico della pecora Sambucana.
Il centro montoni acquista i giovani agnelli dagli allevatori. Ogni agnello viene misurato e ne vengono controllati i parametri di produttività, morfometrici e sanitari per tutto il periodo di crescita. Durante la stagione riproduttiva, dalla primavera al tardo autunno, i montoni che raggiungono la maturità sessuale vengono prestati, selezionati in maniera casuale, ai pastori associati. Alla fine di questo periodo, vengono restituiti al centro montoni dove vengono nuovamente controllati e valutati per stabilirne l’adeguatezza per la stagione riproduttiva successiva.
Grazie a questa ricerca, è stato possibile recuperare individui di razza pura. La rusticità caratteristica della Sambucana, accanto a adeguati supporti finanziari erogati alle attività pastorali, ha impedito lo spopolamento della valle. Queste condizioni hanno inoltre offerto nuove possibilità occupazionali ai giovani. Le autorità locali hanno rapidamente compreso che la validità dell’intero progetto sarebbe dipesa dalla giusta promozione dei prodotti animali. Nel 1992 è stata fondata la cooperativa “Lou Barmaset” (che in lingua occitana indica un piccolo rifugio costruito tra le rocce). Oggi conta quasi cinquanta pastori ed è responsabile della commercializzazione degli agnelli allevati in valle (circa 2000 ogni anno).

Due premi ufficiali valorizzano ulteriormente la produzione di carne di agnello. Innanzitutto, il premio “Agnello Sambucano Garantito” creato nel 1996 e riconosciuto dal Ministero per l’Industria italiano. Successivamente, nel 2001, l’agnello Sambucano è stato inserito tra i Presidi Slow Food. Alcune ricerche ne evidenziano la qualità delle carni, particolarmente tenere e con un basso contenuto di grassi.
Sono state inoltre attuate diverse iniziative per la salvaguardia di altri prodotti realizzati con la pecora Sambucana. In Europa, la produzione locale di lana ovina è stata gravemente trascurata, poiché spesso rappresenta un costo più che una risorsa. L’introduzione di lana pregiata proveniente da paesi extraeuropei ha quasi completamente escluso le razze autoctone dalla produzione tessile. Grazie alla qualità relativamente buona del vello della pecora Sambucana, oggi vengono realizzati prodotti tessili (maglioni, sciarpe e coperte) con la sua lana in collaborazione con una società del distretto della lana di Biella.

Il latte è tradizionalmente un prodotto secondario, usato soprattutto per alimentare gli agnelli. Il tipico prodotto derivato è l'agnellone (noto localmente come “tardoun”), che resta con la madre per tutta la lattazione. Se, invece, gli agnelli vengono macellati più giovani (una volta raggiunti i 18-20 kg di peso) come agnelli da latte, il latte restante è usato per la produzione di “touma”, un formaggio tipico dal sapore delicato.
Altri prodotti secondari interessanti, sviluppati più di recente, comprendono diversi tipi di carni stagionate, salami, e carni cotte conservate.

 

L'Ecomuseo. Questi prodotti sono valorizzati economicamente da una cooperativa casearia creata nel 2000 insieme all’Ecomuseo della Pastorizia nel paese di Pietraporzio. L’ecomuseo è stato creato per riscoprire e preservare la cultura e le tradizioni della pastorizia dopo l’efficace salvaguardia della razza. Diverse attività culturali e didattiche dell'ecomuseo, oltre ad altre iniziative locali (come la Fiera dei Santi, con un’esposizione di pecore locali) attirano migliaia di turisti nella valle.

L'allevamento. L'azienda agricola si trova nel comune di Pietraporzio, frazione di Pontebernardo (a 1312 metri di altitudine) e alleva esclusivamente pecore di razza Sambucana. Ospita una media di 200 capi, che fanno parte del più ampio gregge del Consorzio di Escaroun. La produzione è doppia: vengono allevati soprattutto agnelli, ma ha anche una produzione di lana e formaggio, limitata a pochi mesi all’anno.
Le pecore pascolano sui prati circostanti in primavera e autunno, in alpeggio durante l’estate, a 2000-2400 metri di altitudine. Durante questo periodo, le pecore lasciano i recinti accompagnati da cani e pastori. In alpeggio, pascolano circondate da recinzioni elettrificate che le proteggono anche dai lupi durante la notte. Prima dell’inizio della transumanza alpina, a gennaio e maggio, gli animali vengono tosati presso l'allevamento. Nei mesi invernali le pecore vivono in stalle e sono alimentate con fieno locale, senza alcun supplemento se non alcuni minerali. Una stalla è specificamente dedicata alle pecore e allo svezzamento degli agnelli, un’altra piccola stalla è riservata ad agnelli svezzati e agnelloni, chiamati “tardoun”. Durante l’inverno, l’azienda agricola impiega tra persone, due durante il periodo estivo in alpeggio.
La riproduzione è sempre naturale, con montoni selezionati dal centro montoni di Pontebernardo. I parti avvengono prevalentemente tra fine settembre e fine ottobre, talvolta a maggio. Gli agnelli sono svezzati naturalmente, a 3 mesi di età Ogni anno il 10-15% delle femmine viene sostituito con un ripopolamento interno. La prolificità è del 147%

Sambuncana breed. La razza Sambucana è allevata prevalentemente nella Valle Stura. È classificata come razza medio-grande. Il peso del maschio adulto è di 85-90 kg, mentre le femmine raggiungono i 65-70 kg. Il peso medio alla nascita degli agnelli è di circa 5 kg. Le femmine partoriscono la prima volta al raggiungimento dei 14-15 mesi di età.
La testa è leggera, priva di corna, con orecchie orizzontali. Le zampe sono sottili e solide, la schiena ampia con un buon sviluppo muscolare. Il vello è di color bianco crema.


ITALIA- (Continentale)
-SDSV Struttura Didattica Speciale Veterinaria
La Struttura Didattica Speciale Veterinaria (SDSV) ospita l’allevamento didattico della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino. Si trova accanto al polo universitario agricolo e veterinario della città di Grugliasco, nelle immediate vicinanze del capoluogo della regione Piemonte.
La Sezione Zootecnica e di Igiene degli Alimenti opera con cinque diverse tipologie di allevamento: bovini, suini, ovini, equini e pollame. Comprende inoltre un mangimificio, una stalla per la quarantena, una sala sperimentale e una sala chirurgica dedicata specificamente ad attività di ricerca.
La struttura collabora a progetti di ricerca con diversi Dipartimenti e Centri dell'Ateneo torinese, e detiene le autorizzazioni come stabulario produttore ed utilizzatore di suini e di piccoli ruminanti. Gli animali vengono utilizzati per scopi didattici nei corsi di Medicina Veterinaria e Scienze di Produzione animale. Gli studenti partecipano alle attività dell’allevamento didattico fin dal primo anno e interagiscono con gli animali in occasione di esercitazioni pratiche e sessioni di formazione.
La struttura dispone inoltre di un macello didattico, una struttura di macellazione a bollo CE per bovini, equini, suini e ovicaprini, con finalità didattica e di sperimentazione condotte da docenti dell'Università degli studi di Torino e di altre istituzioni pubbliche e private. Fornisce inoltre reperti anatomici, organi e tessuti per le esercitazioni, oltre che prodotti alimentari.
Sono disponibili ampie superfici di terreno usate per la gestione di fieno e foraggi, oltre ad aree recintate usate come paddock e pascoli per piccoli ruminanti.
Tutti gli animali allevati presso la struttura sono controllati da veterinari e tecnici responsabili di gestione, manutenzione strutturale, alimentazione e cure sanitarie degli animali.
Al momento l’ovile ospita pecore di razza Biellese, ma in passato ha ospitato anche diverse razze caprine, come la Saanen e la Camosciata delle Alpi. L’allevamento è di tipo semi-intensivo in natura: gli animali trascorrono i mesi autunnali e invernali in una stalla collegata a un paddock esterno; estate e inverno al pascolo. Il pascolo della facoltà occupa un’area di 1500 metri quadrati, dotata di un ampio riparo con delle mangiatoie. Gli animali ricevono foraggio e fieno, mentre nei mesi caldi pascolano.
Le riproduzioni sono gestite secondo il fotoperiodismo naturale: la fecondazione ha luogo a settembre-ottobre tramite monta naturale e i parti si concentrano all’inizio della primavera. Gli agnelli sono svezzati naturalmente e restano con la madre fino ai 3 mesi di età. Tutti gli animali usati per la riproduzione vengono selezionati per il gene di resistenza alla scrapie. Le cure farmacologiche, come le vaccinazioni e i trattamenti antiparassitari, e le visite ostetriche per la valutazione delle gravidanze vengono svolte dai veterinari e dagli studenti della facoltà nel corso di sessioni pratiche.

 

La razza Biellese. La razza Biellese, geneticamente e morfologicamente simile alla Bergamasca, ha origine in Piemonte. È allevata prevalentemente nelle province di Torino, Vercelli e Cuneo. È prevalentemente adatta alla produzione di cane, ma non ne va sottovalutata la produzione di latte e lana, utilizzata in passato per la realizzazione di materassi, imbottiture e tappeti. Oggi, tuttavia, gli allevatori che scelgono questa razza lo fanno soprattutto per la produzione di carne, nello specifico di agnelli da latte e castrati. La Biellese è classificata come razza molto grande, con un peso medio dell’animale adulto di 110 kg per i maschi e 80 kg per le femmine. L’altezza al garrese dei maschi è di 100 cm, 85 cm per le femmine. La testa è acorne, con lunghe orecchie pendule. Il torso è lungo e profondo, la groppa è ampia e l’addome voluminoso. Il vello è bianco e copre il collo e le zampe fino al garretto. La pelle è chiara e gli zoccoli sono di colore giallo ambrato. Il peso medio alla nascita degli agnelli varia tra 4,5 e 5 kg; raggiunge i 30 kg entro 90 giorni. La prolificità è del 140%..
La SDSV ospita in media 45 capi, registrati ogni anno nei mesi di marzo-aprile. Mediamente sono presenti 30 femmine da riproduzione, con un ripopolamento di 6 animali/anno, che significa che le femmine sono sostituite quando hanno circa 5 anni. Il tasso di natalità è di 40 agnelli/anno, con una prolificità del 133%. All’allevamento didattico sono ammessi solo animali da riproduzione testati geneticamente e selezionati per il gene di resistenza alla scrapie. Il prezzo dei montoni e di 250 euro a capo, per le femmine è di circa 200 euro.
Gli animali sono divisi in due gruppi, uno stagionale e uno controstagionale. Il calore è sincronizzato tramite trattamenti farmacologici e viene sempre utilizzata la monta naturale, con un rapporto maschi/femmine di 1:10.
L’allevamento produce diversi prodotti: agnelli da latte, macellati a 50 giorni quando hanno raggiunto un peso superiore a 15 kg; agnellone a 6 mesi e 45 kg; castrato a 12 mesi, con un peso di circa 60 kg. Gli animali in eccesso rispetto al ripopolamento, sia maschi sia femmine, vengono destinati al macello.
Il valore commerciale dell’agnello da latte è di 12 euro/kg; l’agnellone di 6 mesi e il castrato raggiungono i 5 euro/kg, mentre il prezzo delle femmine scende a 3 euro/kg.